Per un attacco espressivo, alza almeno il sopracciglio!

attacco

La maggior parte di voi sa certamente cosa si intende, nel mondo musicale, con la parola “attacco”; se vi chiedessi una definizione, molti direbbero che l’attacco è, più o meno, il gesto con cui il direttore indica al coro il momento in cui iniziare a cantare.

Detto così sembra facile: c’è un tipo davanti a trenta persone che a un certo punto alza il braccio, poi lo abbassa e poi … Che bello! Tutti cantano.

Beh, se fosse così, ogni coro o orchestra potrebbero risparmiarsi il maestro e mettere sulla pedana, che so, un piccolo semaforo: al verde si parte!

E allora, non è forse un po’ riduttivo intendere, con il termine “attacco”, un meccanico movimento delle braccia che indichi solo il tempo?

Il fatto è che ogni composizione musicale, oltre ad avere un tempo ben preciso, possiede una sua intrinseca energia data dalla dinamica, dal fraseggio, dal timbro. E l’arduo compito del direttore, nel momento dell’attacco, è proprio quello di trasmettere il più chiaramente possibile, oltre al tempo, l’espressione musicale globale del brano.

Quindi, cos’è un attacco? L’attacco è un passaggio di energia.

Se avete un minuto, andate su Youtube e guardatevi il celebre inizio della famosissima quinta sinfonia di Beethoven. È un attacco molto difficile: l’orchestra inizia in “fortissimo” e il direttore deve battere la pausa iniziale di croma con un deciso movimento verticale delle braccia che partono dall’alto e cadono come una sciabolata verso il basso. Avete notato l’espressione del viso e la fisicità generale del direttore?

E per sottolineare quanto sia determinante l’espressione del viso e l’atteggiamento del corpo nel momento dell’attacco (e naturalmente in tutta la tecnica della direzione…) ecco un breve aneddoto che ha visto protagonista proprio il sottoscritto.

Qualche annetto fa, durante una lezione in conservatorio, dirigevo in maniera fredda e piuttosto svogliata (può capitare, era lunedì mattina…) l’Ouverture del Don Pasquale di Donizetti.

Ad un certo punto il mio docente di allora, Bruno Aprea (uno che non che non te le mandava certo a dire), si alza dal fondo della sala e si dirige contrariato verso di me: “Non va, non va…”. Naturalmente mi aspettavo chissà quali osservazioni di natura tecnica; invece, deciso, mi dice: “Non trasmetti niente, ALZA ALMENO IL SOPRACCIGLIO!”.

Direttori di una volta…

 

Buone prove a tutti!

 

Stefano Gentili

Direttore del Festival

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