La vera sfida di dirigere un coro

dirigere un coro

Dirigere un coro comporta sicuramente tante sfide. Lo spunto di riflessione di oggi nasce da un episodio che risale a qualche anno fa, quando il coro che dirigevo da pochi mesi (ero un direttore alle primissime armi…) fu invitato negli Stati Uniti per celebrare il Columbus Day, una ricorrenza particolarmente cara agli italo-americani (12 ottobre, scoperta dell’America). Per l’occasione avevo preparato un paio di programmi, uno sacro e uno popolare, con brani esclusivamente a cappella.

Arrivato a New York, venni a sapere che sarebbe stata molto gradita anche l’esecuzione del “Va Pensiero” di Verdi. Non era un problema perché l’avevamo comunque in repertorio; il fatto, però, era che non avevamo il pianista accompagnatore!

Gli organizzatori mi proposero allora come pianista il Maestro Rolando Nicolosi, che era stato invitato nella stessa tournee per accompagnare alcuni cantanti solisti. Ora, per chi non lo sapesse, il Maestro Nicolosi è stato il pianista che, nel corso della sua carriera, ha accompagnato cantanti come Maria Callas, Renata Tebaldi, Mario Del Monaco, Placido Domingo e così via… Una cosa da niente e per cui non sentirmi affatto agitato, insomma!

Il giorno della prova generale rimasi subito colpito dall’atmosfera che si creò in sala non appena il Maestro si sedette al piano e, dal suo angoletto, iniziò a suonare. Non guardava il coro, non dava attacchi, non segnava il tempo: semplicemente, emanava musica. E purtroppo mi resi anche conto che, nonostante in piedi davanti al coro a battere il tempo ci fossi io, in realtà a dirigere era lui.

E tutti i miei coristi sentendosi per quei pochi minuti tanti piccole e piccoli Ricciarelli e Pavarotti, iniziarono a cantare, concentratissimi, con una bellezza di suono che raramente avevo sentito prima. Fu una grande lezione, che mi fece riflettere sull’importanza di saper toccare le corde più profonde del corista per motivarlo a dare il massimo.

E questa è la più grande sfida del dirigere un coro

Cosa si aspetta dal suo direttore quel corista che, iniziando lo studio di un nuovo brano, vede sullo spartito, per esempio, quattro semiminime in fila? Perché, diciamocelo francamente, qualsiasi corista con un minimo d’esperienza sa bene cosa sono quattro semiminime e, detto fra di noi, potrebbe eseguirle correttamente anche senza maestro.

Ed eccola, forse, la vera sfida. Perché ciò che il corista molto probabilmente si aspetta è che il direttore abbia la capacità di trasformare le sue semplici quattro note per fonderle con tutte le altre e creare così l’inconfondibile, unico e appagante SUONO DEL CORO, dal valore musicale magicamente superiore a quello della media di tutte le singole voci.

Questo è il miracolo del coro; ma questa è anche, come dicono nei film, un’altra storia.

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